Le Associazioni che sottoscrivono congiuntamente la presente nota, esprimono vivo sconcerto per il comunicato diffuso, tramite il social Facebook, dalla Camera penale di Novara, in relazione al caso della cosiddetta “psico-setta delle Bestie di Cerano”.
Se risulta tanto auspicabile quanto preziosa ogni segnalazione su chiari sbilanciamenti del mondo dell’informazione nella presentazione di vicende giudiziarie, in questo caso appaiono del tutto spropositate le accuse rivolte all’indirizzo del quotidiano La Stampa, arrivando addirittura a sostenere che il tenore generale degli articoli risulti “sbilanciato su una deriva colpevolista in spregio alla presunzione di non colpevolezza prevista dalla Costituzione”.
Il quotidiano in oggetto, come peraltro le più autorevoli testate giornalistiche nazionali, tenuto conto di una vicenda processuale particolarmente eclatante e complessa, hanno semmai dato prova di corretta adesione alle regole deontologiche, assicurando la diffusione di informazioni imparziali ed accurate pur nell’ovvia esigenza di sintesi, nel pieno rispetto dei diritti e dignità di tutti i protagonisti della vicenda e di quanto sancito dall’articolo 27 della Costituzione.
Si osserva inoltre che in risposta all’asserzione del tutto arbitraria contenuta nel medesimo comunicato, secondo cui “l’azione penale non doveva neppure essere esercitata”, lo stesso Procuratore di Novara, Giuseppe Ferrando, ha ritenuto doveroso replicare che si trattava di “un processo da fare”, invitando ad attendere il deposito delle motivazioni della sentenza prima di esprimere considerazioni sulla vicenda.
Si coglie infine occasione per ricordare che già da tempo circola in rete, a opera di noti apologeti di culti controversi, la farneticante teoria secondo cui esisterebbe una cooperazione tra il mondo dei media e delle associazioni di tutela delle vittime di gruppi a elevato controllo dei membri, che avrebbe quale fine la discriminazione di minoranze religiose e/o spirituali. Persino il New York Times e la piattaforma Netflix, sono stati assurdamente etichettati come partner della “oscura rete internazionale antisette”.
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