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redazione

Il CeSAP riconosciuto parte civile nel processo per la "Setta delle Bestie"

Si è svolta la prima udienza del processo in cui vede imputato il gruppo meglio conosciuto come “Setta delle Bestie” che vede a capo Gianni Maria Guidi, soprannominato il “Dottore”, 79enne milanese proprietario di un'erboristeria. Oltre a Guidi accusati di vari reati, tra cui associazione per delinquere, violenza sessuale, anche su minore, e riduzione in schiavitù anche 26 persone, membri dell’associazione che per oltre 30 anni ha praticato violenze nei confronti di donne, spesso minorenni e bambine. La setta aveva base in una casa in località Cerano, nel novarese.

Guidi non era presente in aula, la sua posizione attualmente è stata separata e sospesa per le sue condizioni di salute. La Corte, inoltre, ha deciso di procedere a porte chiuse per la scabrosità delle testimonianze delle vittime, a tutela del buon costume.

All’apertura dell’udienza preliminare il CeSAP nella persona dell’avvocato Marco Marzari si era costituito parte civile, rendendosi disponibile a rappresentare tutti coloro che sono state vittime del gruppo. E nella prima udienza è stato l’unico ente ad essere stato riconosciuto.

“La Corte d’Assise di Novara, affermando la legittimazione del CeSAP a rimanere nel processo penale – ha dichiarato l’avvocato Marco Marzari - ha preso atto dell’attività in concreto svolta dall’Ente in tutti questi anni e, di conseguenza, il fatto che l’associazione ha riportato un danno diretto dalle condotte contestate agli imputati”.

La presidente del CeSAP la dottoressa Lorita Tinelli dichiara: “Sono molto soddisfatta per la decisione del Collegio di accoglierci come Parte Civile in questo processo. La nostra presenza avrà l'obiettivo di far comprendere agli organi giudicanti la reale condizione che ha favorito il clima di acquiescenza delle vittime che hanno dovuto vivere esperienze così devastanti. Il nostro lavoro pluriennale e su tutto il territorio ci permette di vigilare su un fenomeno molto complesso, com'è quello della manipolazione mentale, e di portare in tutti i contesti possibili, le informazioni derivate dalla nostra esperienza concreta e dalla letteratura scientifica, a tutela dei diritti di tutte le vittime”.

Le indagini sulla “Setta delle Bestie” sono partite circa due anni fa, grazie alla denuncia di una ragazza riuscita a scappare dall’organizzazione che ha poi rivelato i dettagli raccapriccianti delle violenze subite e delle pratiche inflitte. Da quanto emerso dalle ricerche, riportate poi nel documento consegnato nella Procura di Torino, la maggior parte delle violenze erano premeditate e avvenivano con un preciso schema che prevedeva la fase di adescamento delle vittime, la "sottomissione, indottrinamento e sottoposizione a sfruttamento lavorativo e sessuale, tale da integrare una vera e propria riduzione in schiavitù".

Le minori venivano entravano attraverso il vincolo di fiducia alla setta con dei familiari già all’interno. L'iniziazione avveniva con "pratiche magiche" che servivano ad annullare "l'io pensante" per accendere "il fuoco interiore" ed entrare in un mondo "magico, fantastico e segretissimo. le vittime venivano allontanate dalle famiglie, costantemente terrorizzate mediante minacce di malattie, disgrazie in caso di allontanamento, defezione o rivelazione circa l'esistenza della setta”. Successivamente venivano indotte a subire abusi sessuali.


Comunicato stampa Cesap

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