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redazione

Il testo della lettera del Coordinamento #Italychurchtoo alla CEI

Da lunedì 23 a venerdì 27 maggio 2022 la Conferenza Episcopale Italiana è riunita in Assemblea generale per eleggere il nuovo presidente e per discutere su alcuni temi di stretta attualità. Tra i punti all'ordine del giorno manca, però, quello relativo agli abusi sulle donne nella Chiesa. Un problema sempre taciuto ma che esiste e che è arrivato il momento di affrontare. Per questo il Coordinamento #Italychurchtoo ha inviato una lettera per chiedere ai vescovi di non rimandare più e di dare giustizia alle vittime. Per la credibilità della stessa Chiesa.

DI seguito pubblichiamo il testo integrale e la mail per tutti coloro che volessero unirsi nella richiesta.


Eminenza, Eminenze ed Eccellenze,

siamo donne e uomini diversi per sensibilità e appartenenza, credenti e non credenti.

Vi scriviamo prima di tutto come cittadine e cittadini. Perché la Chiesa è parte della società e non fuori di essa. Ci muove uno spirito di verità, di giustizia, di responsabilità che oggi ci fa stare davanti a voi, in piedi, in coscienza, con franchezza. Gli abusi perpetrati all’interno della Chiesa colpiscono le persone nei loro corpi, nella loro vita, nella loro coscienza: sono violazioni dei diritti umani. Se la Chiesa non rispetta i diritti umani, non può predicare il Vangelo. Per questo l’obbedienza al Vangelo può spingere alla “disobbedienza” ogni volta che in nome della “prudenza” si rischia di diventare complici dei delitti. Questa lettera è rivolta a voi, ma resa pubblica perché altri e altre possano sottoscrivere la nostra richiesta e perché pubblicamente voi possiate rispondere (italychurchtoo@pec.it). Daremo conto della vostra replica nel corso della conferenza stampa che terremo il 27 maggio prossimo alle ore 11, presso la Sala stampa estera a Roma.

CHIEDIAMO VERITÀ, GIUSTIZIA E PREVENZIONE Come “Coordinamento contro gli abusi nella Chiesa cattolica – ItalyChurchToo”, espressione delle vittime di abusi, del laicato cattolico, di istanze del dialogo interreligioso, della cittadinanza e di alcuni media sensibili, chiediamo a voi vescovi verità e giustizia per le vittime di abusi – minori, adulti, adulte, persone vulnerabili, religiose – perpetrati da persone a vario titolo impegnate nella Chiesa, nonché misure di prevenzione perché la Chiesa riacquisti credibilità e autorevolezza. Consapevoli che alcuni aspetti che citeremo saranno oggetto del confronto sinodale, vogliamo focalizzarci, qui e ora, sulla realtà italiana.

A) IN UN’OTTICA DI VERITÀ 1) Chiediamo la piena collaborazione della Chiesa italiana a una indagine indipendente, condotta da professionisti credibili e super partes, che faccia luce sugli abusi compiuti dal clero in Italia, che veda uniti gli sforzi di diverse e altissime professionalità e che utilizzi contemporaneamente metodi qualitativi, quantitativi e documentali; in questa prospettiva, rigettiamo anticipatamente qualsiasi ipotesi di lavoro condotto con strumenti e risorse interne alla Chiesa stessa, che non avrebbe le caratteristiche di terzietà necessarie e risulterebbe non credibile, carente e in ultima analisi inutile, se non dannosa. 2) Chiediamo che siano aperti e resi disponibili gli archivi di diocesi, conventi, monasteri, parrocchie, centri pastorali, istituzioni scolastiche ed educative cattoliche; che siano posti in essere canali di fattiva collaborazione con le istituzioni dello Stato italiano perché i colpevoli di crimini contro i minori vengano perseguiti. Non siamo disposti ad accogliere sinergie con istituzioni statali che non contemplino una seria indagine sul passato, un coinvolgimento diretto delle vittime e una riparazione proporzionata al danno arrecato. È necessario che le responsabilità personali dirette, così come omissioni e indebite coperture, causa di rivittimizzazione delle vittime, siano accertate e rese note, a tutti i livelli, ai fini di una corretta presa in carico delle conseguenze delle proprie azioni, alle quali tutte e tutti siamo chiamati. 3) Chiediamo che si affronti il nodo critico della mancanza di terzietà dei centri diocesani di ascolto esistenti, elaborando una proposta alternativa che offra figure professionali neutrali e competenti, per rendere meno psicologicamente gravosa e più agevole e rigorosa la raccolta di storie e testimonianze.

B) IN UN’OTTICA DI GIUSTIZIA 4) Chiediamo che le vittime e le loro famiglie siano ascoltate, accolte e risarcite, anche finanziariamente, per i danni biologici, psicologici, morali ed economici subiti, pur nella consapevolezza che nulla potrà mai compensare la sofferenza subita. E che siano contestualmente contemplati percorsi di assunzione di responsabilità degli autori di reato davanti alle vittime, in un’ottica di giustizia riparativa. 5) Chiediamo l’applicazione rigorosa delle norme stabilite da papa Francesco, in particolare contenute nel motu proprio Vos estis lux mundi, che sancisce in primo luogo l’obbligo, morale e giuridico, di segnalazione degli abusi ai danni di minori e di persone vulnerabili, o contro qualunque persona con violenza, minaccia o abuso di autorità. 6) Chiediamo che vi facciate promotori dell’eliminazione dei termini di prescrizione per gli abusi, come già sta avvenendo in altri Paesi: la maturazione della coscienza dell’abuso richiede alle vittime, come ormai attestato anche in sede scientifica, tempi molto lunghi che fatalmente, oggi, rendono prescritta la maggior parte delle denunce. C) IN UN’OTTICA DI PREVENZIONE: Consapevoli che l’ambito della prevenzione degli abusi, diretta e indiretta, implica questioni di vastissima portata – tra cui la formazione al ministero ordinato, l’educazione psico-affettiva dei seminaristi e dei/delle candidati/e alla vita religiosa, il ripensamento delle dinamiche della cura pastorale – che richiedono tempi di riflessione molto lunghi, nel contesto di questa lettera 7) chiediamo di estendere anche al clero e al volontariato attivo nella Chiesa l’obbligatorietà del certificato antipedofilia, previsto dalla Convenzione di Lanzarote, adottata dal Consiglio d’Europa e ratificata dal Governo italiano, al fine di restituire maggiore trasparenza alle istituzioni ecclesiastiche. Queste richieste sono intese ad allineare l’operato della Chiesa italiana a quello di altre Conferenze episcopali e singole diocesi, e a spazzare via ogni dubbio relativo alle reticenze che l’episcopato italiano potrebbe avere riguardo all’emersione della reale portata del fenomeno in Italia. Come cittadine e cittadini, vittime di abusi, battezzate e battezzati, madri, padri, educatori, professionisti, abbiamo la necessità di vedere la Chiesa italiana compattamente orientata a un’operazione senza ombre e senza sconti.

Nella certezza della vostra attenzione Coordinamento #ItalyChurchToo



Per avere informazioni: italychurchtoo@retelabuso.org


Per unirsi al Coordinamento ecco il link

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