Una scia di sangue e mistero ha attraversato e sconvolto le province di Varese e Milano nei primi anni 2000. Efferati omicidi, suicidi indotti e riti esoterici tutti riconducibili al gruppo con un nome emblematico che ha lasciato sgomenta l’Italia intera: le Bestie di Satana. Ma è stato vero satanismo o l’espressione folle di un manipolo di criminali? E quali sono ancora oggi gli aspetti, anche processuali che lasciano dei dubbi?
Questo è stato l’argomento del secondo appuntamento “I venerdì del Cesap”, trattato con personalità esperte del settore.
Moderato dalla presidente del Cesap, Lorita Tinelli, l’incontro si è aperto proprio con la storia del gruppo delle Bestie di Satana, balzata alle cronache dopo il ritrovamento del cadavere di una delle vittime, nel 2004, la 27enne Mariangela Pezzotta e che permette, poi di trovare la soluzione ad altri casi insoluti come la scomparsa di Fabio Tollis e Chiara Marino, scomparsi anni prima. I rispettivi genitori non si sono mai arresi nel cercare la verità.
Del loro coraggio e della forza che hanno avuto ad affrontare tutto ha parlato prima Vincenzo Gallo, avvocato e legale della famiglia di Chiara e consulente della Favis (Associazione familiari delle vittime delle sette) e poi il giornalista Gabriele Moroni, autore del libro “Le Bestie di Satana” (ed. Mursia).
“A livello processuale tutto è stato ricostruito e i colpevoli sono stati condannati – ha affermato Gallo – eppure ci sono tanti interrogativi aperti”. A non convincere è proprio il movente satanico, termine che ha fatto presa sull’opinione pubblica ma che invece Gallo lo ha etichettato come “vuoto pneumatico” dei ragazzi e riprendendo le parole dell’antropologa Cecilia Gatto Trocchi “forma estrema di ribellione, con la ricerca del potere magico e del dominio sugli altri”.
Sulla stessa linea Moroni, che ha parlato di “satanismo d’accatto”. “Erano dei criminali – ha chiosato il giornalista – che avevano dei percorsi di droga, ossessionati dalla musica metal e che incutevano paura sugli altri”.
Diverse le declinazioni del termine satanismo, come ha spiegato Marco Castagnetto, sociologo delle Religioni che ne ha elencato alcune declinazioni. “Da movimento religioso, con i suoi riti e una struttura organica ben definita a sub cultura o contro cultura giovanile, immagine in debito con folklore e cinema, ed è quello che possiamo immaginare come “satanismo adolescenziale o acidio” – ha spiegato il sociologo –, da espressione letteraria e artistica, a abito culturale di un disagio e di una sofferenza sociale. E poi c’è il satanismo come metafenomeno. In conclusione, droga, violenza, disagio sociale, una vita vissuta pericolosamente: il satanismo è solo uno delle forme, e non necessariamente presente, in cui questi elementi si mostrano. Per analizzare e comprendere il satanismo è necessario un complesso di competenze anche diverse e interdisciplinari.”. Ed è questo un altro punto cardine della conversazione: la comprensione del fenomeno da parte della componente giudiziaria durante l’iter processuale e la mancanza di una legge sulla manipolazione mentale, tanto che le vittime di queste esperienze non trovano né giustizia né comprensione nelle istituzioni.
A chiudere gli interventi è Gianluca Fontana, avvocato e docente della Scuola Etica di Alta formazione Benedetto Croce, che ha lamentato la mancanza di una definizione di setta nell’ordinamento giuridico italiano. “I reati che possono essere commessi in questi gruppi sono diversi e si rifanno al codice penale – ha spiegato Fontana -. Il reato di plagio, la legge 613 bis, è stata abrogata nel 1981”. E questo non rende la complessità dei crimini commessi.
“L’Italia è ancora molto lontana dalle indicazioni delle raccomandazioni europee circa l’attuazione di politiche preventive – conclude la dottoressa Tinelli – e la creazione di un osservatorio per studiare il fenomeno”.
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